domenica 17 maggio 2020

Il misterioso volto di marmo


Quando si arriva a Piazza di Trevi il nostro sguardo viene irrimediabilmente catturato dall’imponente bellezza della fontana, la più grande di Roma nonché la più famosa del mondo. In pochi si guardano intorno ma all’osservatore più attento non sfuggirà, sul lato opposto della piccola piazza, la ricca facciata barocca della chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio. Oltre alle 18 colonne che valsero alla chiesa l’appellativo di “canneto”, una singolare particolarità è rappresentata del bel busto femminile al di sopra del portale. Non si tratta di un angelo e neppure di una santa, è davvero un caso unico per una chiesa di Roma. Chi è dunque questa donna che da secoli ci guarda dall’alto?
La grande iscrizione ci informa che la chiesa venne completamente riedificata per volere del celebre cardinale Giulio  Mazzarino, Primo Ministro di Francia.
Dalla figura del celebre committente nasce una suggestiva interpretazione: il sensuale busto femminile non sarebbe altro che il ritratto di una delle sue nipoti, Ortensia Mancini, una delle donne più belle e scandalose del Seicento.

Ortensia era la quarta delle cinque sorelle Mancini, figlia del barone Lorenzo Mancini e di Geronima Mazzarino, sorella del Cardinale Giulio, uno degli uomini più potenti di Francia.

Alla morte del marito Geronima pensò bene di trasferirsi a Parigi per sfruttare l’influenza del fratello e assicurare alle cinque figlie prestigiosi matrimoni. Le sorelle Mancini erano celebri per la loro bellezza e, insieme alle cugine Martinozzi, erano note a corte come le Mazarinettes.

La sua avventurosa vita fu da lei stessa raccontata in un’autobiografia: corteggiata giovanissima dai più nobili uomini d’Europa, fu notata dal re Luigi XIV ma il legame amoroso fu interrotto dal tempestivo intervento dello zio cardinale. Dopo aver rifiutato eccellenti proposte di matrimonio, per Ortensia fu scelto come marito Armand Charles de La Porte de La Meilleraye.
Fervente cattolico e  patologicamente geloso, costrinse la bella moglie a una vita di isolamento, lontana dalla tanto amata mondanità della corte francese. Nonostante il matrimonio infelice la coppia ebbe cinque figli ma, la notte del 13 giugno 1668, Ortensia riuscì a fuggire in Italia raggiungendo l’amata sorella Maria, principessa Colonna.

Libera da quell’infelice vincolo, iniziò una nuova vita di amori ed eccentricità: amava infatti indossare abiti maschili mostrando sfacciatamente la sua bisessualità. Fu l’amante del re Carlo II d’Inghilterra, del duca Carlo Emanuele II di Savoia, del principe Louis Grimaldi e di molte nobildonne inglesi.

In Italia però il suo eccentrico modo di vivere le creò seri problemi: venne cacciata infatti da palazzo Colonna per aver intrecciato un’intima relazione con il proprio scudiero. Venne quindi ospitata da sua zia, Laura Martinozzi, che le impose una vita più riservata ma il soggiorno terminò con un brusco litigio. Poiché il suo stile di vita screditava l’immagine dell’intera famiglia in tutta Europa, si decise di rinchiuderla in un monastero in Campo Marzio dal quale riuscì a uscire solo grazie all’appoggio del pontefice.

Dopo un breve soggiorno parigino, dove ebbe come amanti il conte di Marsan e suo fratello Philippe, ritornò nuovamente a Roma dove collaborò attivamente alla fuga di sua sorella Maria.

Venuta a conoscenza che il marito era sulle sue tracce e temendo di essere catturata, Ortensia trovò protezione in Savoia, grazie ai favori del duca Carlo Emanuele II. Fu durante questo tranquillo periodo della sua vita che Ortensia pubblicò le sue famose memorie. Il suo scopo fu quello di riaccreditare la propria immagine, non raccontando dei suoi amanti, ma mostrandosi al mondo come una donna ingenua costretta  al matrimonio per scopi politici.

Alla morte del duca iniziò una nuova vita per Ortensia: viaggiò per l’Europa arrivando infine a Londra alla corte del suo vecchio spasimante, il re Carlo II. La sua bellezza non passò certo inosservata, oltre ad essere l’amante del re intrecciò una relazione con Louis Grimaldi, principe di Monaco, e con il suo proprio nipote, Filippo, figlio della sorella Olimpia. Il loro amore fece scandalo e terminò tragicamente quando Filippo, geloso dei numerosi amanti della zia, sfidò a duello in barone Banier uccidendolo.

Dopo una vita di eccessi, amanti e gioco d’azzardo Ortensia si ammalò e, l’11 giugno 1699 la duchessa morì, secondo alcuni suicidandosi bevendo smodate quantità di forti alcolici.

Tutta questa vita racchiusa in un busto di marmo in una piazza di Roma, questa è la magia della nostra città.

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