Quando si arriva a Piazza di Trevi il nostro sguardo viene
irrimediabilmente catturato dall’imponente bellezza della fontana, la più
grande di Roma nonché la più famosa del mondo. In pochi si guardano intorno ma
all’osservatore più attento non sfuggirà, sul lato opposto della piccola
piazza, la ricca facciata barocca della chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio.
Oltre alle 18 colonne che valsero alla chiesa l’appellativo di “canneto”, una
singolare particolarità è rappresentata del bel busto femminile al di sopra del
portale. Non si tratta di un angelo e neppure di una santa, è davvero un caso
unico per una chiesa di Roma. Chi è dunque questa donna che da secoli ci guarda
dall’alto?
La grande iscrizione ci informa
che la chiesa venne completamente riedificata per volere del celebre cardinale
Giulio Mazzarino, Primo Ministro di
Francia.
Dalla figura del celebre committente nasce una suggestiva interpretazione: il sensuale busto femminile non sarebbe altro che il ritratto di una delle sue nipoti, Ortensia Mancini, una delle donne più belle e scandalose del Seicento.
Dalla figura del celebre committente nasce una suggestiva interpretazione: il sensuale busto femminile non sarebbe altro che il ritratto di una delle sue nipoti, Ortensia Mancini, una delle donne più belle e scandalose del Seicento.
Ortensia era la quarta delle
cinque sorelle Mancini, figlia del barone Lorenzo Mancini e di Geronima Mazzarino,
sorella del Cardinale Giulio, uno degli uomini più potenti di Francia.
Alla morte del marito Geronima
pensò bene di trasferirsi a Parigi per sfruttare l’influenza del fratello e
assicurare alle cinque figlie prestigiosi matrimoni. Le sorelle Mancini erano
celebri per la loro bellezza e, insieme alle cugine Martinozzi, erano note a
corte come le Mazarinettes.
La sua avventurosa vita fu da lei stessa raccontata in
un’autobiografia: corteggiata giovanissima dai più nobili uomini d’Europa, fu
notata dal re Luigi XIV ma il legame amoroso fu interrotto dal tempestivo intervento
dello zio cardinale. Dopo aver rifiutato eccellenti proposte di matrimonio, per
Ortensia fu scelto come marito Armand Charles de La Porte de La Meilleraye.
Fervente cattolico e patologicamente geloso, costrinse la bella
moglie a una vita di isolamento, lontana dalla tanto amata mondanità della
corte francese. Nonostante il matrimonio infelice la coppia ebbe cinque figli
ma, la notte del 13 giugno 1668, Ortensia riuscì a fuggire in Italia raggiungendo
l’amata sorella Maria, principessa Colonna.
Libera da quell’infelice vincolo,
iniziò una nuova vita di amori ed eccentricità: amava infatti indossare abiti
maschili mostrando sfacciatamente la sua bisessualità. Fu l’amante del re Carlo
II d’Inghilterra, del duca Carlo Emanuele II di Savoia, del principe Louis
Grimaldi e di molte nobildonne inglesi.
In Italia però il suo eccentrico
modo di vivere le creò seri problemi: venne cacciata infatti da palazzo Colonna
per aver intrecciato un’intima relazione con il proprio scudiero. Venne quindi
ospitata da sua zia, Laura Martinozzi, che le impose una vita più riservata ma
il soggiorno terminò con un brusco litigio. Poiché il suo stile di vita
screditava l’immagine dell’intera famiglia in tutta Europa, si decise di
rinchiuderla in un monastero in Campo Marzio dal quale riuscì a uscire solo
grazie all’appoggio del pontefice.
Dopo un breve soggiorno parigino,
dove ebbe come amanti il conte di Marsan e suo fratello Philippe, ritornò
nuovamente a Roma dove collaborò attivamente alla fuga di sua sorella Maria.
Venuta a conoscenza che il marito
era sulle sue tracce e temendo di essere catturata, Ortensia trovò protezione
in Savoia, grazie ai favori del duca Carlo Emanuele II. Fu durante questo
tranquillo periodo della sua vita che Ortensia pubblicò le sue famose memorie.
Il suo scopo fu quello di riaccreditare la propria immagine, non raccontando
dei suoi amanti, ma mostrandosi al mondo come una donna ingenua costretta al matrimonio per scopi politici.
Alla morte del duca iniziò una
nuova vita per Ortensia: viaggiò per l’Europa arrivando infine a Londra alla
corte del suo vecchio spasimante, il re Carlo II. La sua bellezza non passò
certo inosservata, oltre ad essere l’amante del re intrecciò una relazione con
Louis Grimaldi, principe di Monaco, e con il suo proprio nipote, Filippo,
figlio della sorella Olimpia. Il loro amore fece scandalo e terminò
tragicamente quando Filippo, geloso dei numerosi amanti della zia, sfidò a duello
in barone Banier uccidendolo.
Dopo una vita di eccessi, amanti
e gioco d’azzardo Ortensia si ammalò e, l’11 giugno 1699 la duchessa morì,
secondo alcuni suicidandosi bevendo smodate quantità di forti alcolici.
Tutta questa vita racchiusa in un
busto di marmo in una piazza di Roma, questa è la magia della nostra città.
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