venerdì 29 maggio 2020

Il volto di marmo di Piazza Navona

Piazza Navona è sicuramente uno dei luoghi più ricchi di storia della città.

La sua forma deriva dallo Stadio che l’imperatore Domiziano inaugurò nell’86 d. C. per lo svolgimento dei Certamen Capitolinum Iovi, ovvero le gare di atletica importate dalla Grecia e dedicate a Giove Capitolino. Dopo l’abbandono, nel Medioevo, divenne il Campo agonalis, mantenendo traccia della sua funzione originaria proprio nel nome (agonalis deriva da agone, termine che in Grecia significava proprio gara). Questa sua origine si conserva ancora oggi nella Chiesa di Sant’Agnese in Agone, dalla cui storpiatura, nel tempo, derivò la stessa parola Navona.
La piazza si presenta bellissima con le opere barocche di Bernini e Borromini, le fontane e i palazzi. Sicuramente c’è tanto da ammirare...ma avete mai notato una testa di marmo murata al primo piano di Palazzo De Cupis, proprio sopra l’insegna del ristorante Tre scalini? Si tratta di un piccolo dettaglio rispetto alla ricchezza della piazza, ma ci racconta una storia estremamente interessante.

Dobbiamo tornare indietro nel tempo a quando venne eletto al soglio pontificio il cardinale marchigiano Felice Peretti (1521-1590), papa Sisto V, nel 1585.

Nonostante abbia governato solo per cinque anni, è tra i papi più ricordati in città per il suo esser stato un riformatore, un abile finanziere, ma soprattutto un uomo di ferro votato al potere assoluto, tanto da esser soprannominato “er papa tosto”. Da cardinale era stato nominato inquisitore a Venezia nel 1557 da Paolo IV: quando il papa morì e il successore Pio IV gli rinnovò la carica, fu rifiutato sia dai francescani, ordine a cui apparteneva, sia dal governo veneziano a causa della sua nota severità. Si trasferì a Roma, dove ebbe il ruolo di Consultore Teologo dell’Inquisizione oltre che insegnante di Teologia presso l’Università. Ebbe un periodo di difficoltà durante il pontificato di Gregorio XIII Boncompagni a causa di screzi con la sua famiglia, tant’è che rimase senza ruoli ufficiali e fu anche privato dell’assegno per i cardinali “poveri” che ammontava a 1.200 scudi annui. Al momento della morte di papa Boncompagni, però, non si fece trovare impreparato. Leggenda vuole che si presentò al Conclave curvo su un bastone e con un aspetto stanco e malandato, così da sembrare un povero vecchio facilmente malleabile. In realtà il Peretti o Montalto (veniva anche chiamato così per il suo paese di origine) aveva preso accordi con i due cardinali più influenti del collegio, Luigi d’Este e Ferdinando de Medici, per farsi eleggere. Fu così che all’età di 64 anni, il 24 aprile del 1585 divenne Sisto V. 

Il suo fu un pontificato breve ma intenso; teneva molto alla giustizia e alla sicurezza, e introdusse nuove tasse per rimpinguare le casse e attuare un ammodernamento della città. Fu con lui che vennero recuperati e sistemati gli obelischi di Piazza San Pietro, Piazza del Popolo e del Laterano, fece aprire la via Sistina e costruire un acquedotto che da lui prende il nome di Acqua Felice. Insieme all’acquedotto vennero realizzate fontane, come quella del Mosè in Largo Santa Susanna, nota per la bruttezza della statua!
La sua severità non piaceva ai romani, e soprattutto odiavano le tasse, come quella sul vino. Periodicamente i papi aggiungevano questa gabella su uno dei generi di maggior consumo, giustificandone l’introduzione al fine di evitare che il popolo ne facesse troppo uso, ritenendo il vino pericoloso soprattutto per l’ordine pubblico. Gli osti, in particolare, odiavano ulteriormente Sisto V perchè li aveva obbligati a pagare una piccola tassa per ogni “fojetta” (misura che corrisponde a mezzo litro) venduta e ad utilizzare brocche di vetro con il sigillo della Camera Apostolica al posto delle solite di coccio o ferro, cosicché i clienti potessero vedere bene la quantità di vino che gli veniva servita e che non fosse stato allungato con l’acqua.
Il papa era a conoscenza dell’antipatia che il popolo nutriva nei suoi confronti, e, secondo la leggenda, era lui stesso ad andare in giro a sondare l’opinione pubblica, travestendosi da straniero. 

Fu in una delle sue uscite che arrivò a Piazza Navona e, dopo aver parlato con uno stalliere e un caldarrostaio che non si sbottonarono alle sue domande, decise di entrare in una osteria, proprio lì dove oggi c’è il ristorante. Seduto al bancone, chiedeva all’oste di portargli “mezza fojetta” di vino che, prontamente e di nascosto, svuotava in una fiaschetta che aveva con sè, così da poterne ordinare un’altra e ancora un’altra. L’oste infastidito dal dover andare in cantina più volte per una piccola quantità, iniziò a borbottare e a maledire a gran voce Sisto V che aveva introdotto queste nuove regole. Alle parole dello straniero che, invece, difendeva il papa e le belle opere da lui fatte, l’oste si inferocì ancora di più e allontanò in malo modo l’uomo dalla sua locanda. E’ evidente che non si fosse accorto di avere il papa di fronte a lui!
Il giorno dopo, quando andò ad aprire l’osteria, trovò le guardie che montavano il patibolo proprio lì davanti. Pensò che quella sarebbe stata una giornata proficua per i suoi incassi, visto che ci sarebbe stata un’esecuzione e tanta gente sarebbe arrivata ad assistere. Così iniziò a sistemare tavoli e sedie per poter accogliere più clienti possibili. Immaginate il suo stupore quando le guardie gli si avvicinarono per prelevarlo e condurlo al patibolo! Domandò il perchè, ma gli venne risposto di chiedere al papa “che era stato da lui la sera prima”! Nessuno potè fare nulla, Sisto V aveva deciso di condannarlo per le brutte parole che gli aveva sentito dire sul suo conto. Fu decapitato e la sua testa rimase impalata davanti la locanda per tre giorni. 
La piccola testa di marmo sul palazzo fu voluta dagli altri bottegai della piazza, per ricordare il loro amico, ma soprattutto per ricordare a loro stessi di non parlar mai male di Sisto V davanti a nessuno!

1 commento:

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